La dichiarazione dei redditi può rappresentare un’opportunità di rimborso non solo per i datori di lavoro, ma anche per i lavoratori domestici.
Colf, badanti, baby sitter e in generale chi svolge un’attività lavorativa alle dipendenze di una persona fisica riceve una dichiarazione sostitutiva della Certificazione Unica, da utilizzare per presentare la propria dichiarazione dei redditi.
Quali obblighi e quali vantaggi ha il lavoratore domestico?
I lavoratori domestici che superano il limite della no-tax area (8.500 euro di reddito annuo per il 2024) sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi per versare le eventuali imposte dovute.
Questo perché i loro datori di lavoro non possono effettuare le trattenute Irpef sui redditi da lavoro dipendente. Di conseguenza, è il lavoratore a dover regolarizzare la propria posizione fiscale, attraverso la presentazione del Modello 730 o del Modello Redditi.
Con la dichiarazione dei redditi non solo verranno calcolate le imposte da versare, ma anche eventuali crediti spettanti, come il trattamento integrativo e/o il bonus tredicesima.
Questi importi, che normalmente vengono erogati in busta paga, non possono essere riconosciuti direttamente ai lavoratori domestici dal datore di lavoro, ma possono essere richiesti tramite la dichiarazione dei redditi. Sarà possibile usufruire anche della detrazione per eventuali figli a carico e/o spese sostenute nel 2024 e fiscalmente detraibili.
Cosa può recuperare il datore di lavoro nella dichiarazione dei redditi?
Il datore di lavoro può portare in deduzione, nella propria dichiarazione dei redditi, i contributi versati per i lavoratori domestici.
Ogni trimestre, infatti, il datore di lavoro della colf o della badante è tenuto a pagare i contributi previdenziali calcolati sulle ore lavorate dal dipendente, versando sia la propria quota che quella trattenuta mensilmente al lavoratore. La parte di contributi a suo carico può essere dedotta dal reddito imponibile, riducendo così l’importo sul quale vengono calcolate le imposte.
Facciamo un esempio: un datore di lavoro pensionato con un reddito di euro 20.000, versa contributi per la propria badante di euro 2.000. L’imposta netta dovuta per un reddito di euro 20.000 è pari a euro 3.385, quelle dovute su un reddito di euro 18.000 sono pari a euro 2.796. Senza la deduzione, quindi, le imposte IRPEF pagate durante l’anno risultano maggiori di euro 589. Il datore di lavoro potrà quindi recuperare la differenza presentando la dichiarazione dei redditi.
Inoltre, se la badante è stata assunta per assistere una persona non autosufficiente, il datore di lavoro può detrarre anche il 19% della spesa sostenuta, fino a un massimo di 2.100 euro. Questo beneficio vale anche se la persona assistita non è fiscalmente a carico.